Misone, annoverato da Platone fra i sette saggi, insegnava: «Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole».
Cento anni fa entrò nel linguaggio politico italiano l’aggettivo totalitario, seguito due anni dopo dal sostantivo totalitarismo. La cosa che aveva dato origine alle due parole era il fascismo, subito dopo la sua ascesa al potere.
Non furono i fascisti a coniare i due neologismi. Furono gli antifascisti. Quando il fascismo impose il partito unico, furono gli esuli antifascisti italiani a diffondere in Europa la parola totalitarismo per definire quel nuovo regime. La stessa parola fu usata per definire il regime bolscevico. E poi anche il regime nazista. Emilio Gentile indaga la storia della parola totalitarismo partendo dalla cosa fascismo. Dalla sua indagine, risulta che l’ignoranza della connessione fra la parola e la cosa ha generato il cancellazionismo, cioè una forma minore di negazionismo, compendiato in due sentenze: «Il fascismo non fu totalitario»; « il totalitarismo non è mai esistito». Contro il cancellazionismo, il rimedio, ispirato da Misone, è indagare la parola a partire dalla cosa, cioè dalla storia.
Emilio Gentile è professore emerito della Sapienza Università di Roma. Ha insegnato in Australia, negli Stati Uniti e in Francia. Nel 2003 ha ricevuto il premio « Hans Sigrist » dell’Università di Berna per gli studi sulle religioni della politica. Fra le sue opere sul fascismo e sul totalitarismo, tradotte in varie lingue, si ricordano almeno: Il culto del littorio (Roma-Bari 1993), Fascismo. Storia e interpretazione (ivi, 2002), Le religioni della politica (ivi, 2003), La via italiana al totalitarismo (Roma 2008), Chi è fascista (Roma-Bari 2019), Storia del fascismo (ivi, 2022).