Cari amici mazziniani,
il referendum svoltosi ieri ci consegna la fotografia di un paese che si è spaccato e di cui è nostro compito contribuire a ricostruire il tessuto connettivo. L’elevata partecipazione al voto è il solo dato inoppugnabilmente positivo di una competizione elettorale che da entrambe le parti non ha risparmiato toni apocalittici. Sono state pienamente confermate le preoccupazioni di chi, soprattutto dopo la Brexit, intravvedeva i pericoli di portare avanti una riforma peraltro pasticciata e come tale non risolutiva dei problemi che oggi angosciano i cittadini.
La Direzione nazionale dell’AMI, attuando l’unanime mandato congressuale ricevuto a Terni un anno fa, aveva a suo tempo messo in guardia rispetto ad una simile deriva, invitando a rifarsi ai valori di una Costituzione da attuare prima che da riformare. Nessuna iniziativa, come noto, è stata invece assunta nella campagna elettorale, anche per rispetto alla varietà delle posizioni presenti nella compagine associativa.
In ogni caso, non c’è alcuna vittoria da celebrare per il successo del No, come non ci sarebbe stata per quello del Sì. In tutti e due gli schieramenti, infatti, si sono coagulati orientamenti, malcontenti, umori assai disparati (e forse disperati!), da cui non sarebbe stato possibile trarre indicazioni per il futuro.
Restano d’altra parte sul tappeto alcuni nodi problematici che la riforma avrebbe sciolto soprattutto con riferimento al Titolo V e che prima o poi dovranno essere riaffrontati, ma viene finalmente smentita la falsa idea che si esca dalla crisi con la bacchetta magica delle modifiche costituzionali ed esce ribadita la necessità di non procedere a colpi di maggioranza quando è in gioco la legge fondamentale.
Nella difficile fase politica che si apre, è indispensabile il massimo senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche e sociali per ripartire dando finalmente agli italiani una legge elettorale che restituisca loro l’effettiva designazione della propria rappresentanza politica. Finché questo nodo non sarà sciolto in modo inequivocabile e senza mezze misure, non ci sarà alcun sostanziale recupero della fiducia nelle istituzioni.
In ultima analisi, la conferma del sistema bicamerale sancita dall’esito referendario rimette al centro il Parlamento ed impone quindi che esso torni ad essere l’immagine più diretta e rappresentativa del corpo elettorale al fine di smentire le fuorvianti semplificazioni di una democrazia che si vorrebbe ora diretta ora plebiscitaria.
Riuniamoci, dunque, attorno ai valori della Costituzione repubblicana per riaffermare la centralità del rapporto tra eletti ed elettori e per accompagnare l’Italia verso l’Europa grazie ad una vera politica riformatrice. Se mai ce ne fosse stato bisogno, è ormai evidente che le tendenze cosiddette “populiste” non si neutralizzano inseguendole e magari superandole nell’antipolitica, ma trasferendo il terreno del confronto sulla realtà della crisi italiana, che a sua volta si declina drammaticamente nell’accentuarsi delle diseguaglianze sociali e territoriali, nel disagio giovanile, nell’arretratezza strutturale del sistema amministrativo e produttivo.
Solo una classe politica che sia il frutto di un’autentica legittimazione democratica potrà e dovrà porre mano alle riforme necessarie, negli amplissimi margini che anche la Costituzione vigente consente. Si dia quindi al più presto agli italiani la possibilità di eleggerla!
Il Presidente Nazionale
Mario di Napoli
Modigliana, 05 dicembre 2016