(Il Mattino di Padova, 21 gennaio 2014)
PADOVA. «L’ingresso dell’Italia nell’euro non avvenne in modo indolore: il Governo fu costretto a introdurre un’imposta speciale, la cosiddetta “tassa per l’Europa”, per rientrare nei rigidi…
«L’ingresso dell’Italia nell’euro non avvenne in modo indolore: il Governo fu costretto a introdurre un’imposta speciale, la cosiddetta “tassa per l’Europa”, per rientrare nei rigidi parametri del trattato di Maastricht e superare così la tenace opposizione dei Paesi del Nord Europa che avrebbero voluto mantenerci fuori dalla moneta unica, insieme alla Spagna, al Portogallo e alla Grecia». L’imprenditore Mario Carraro, intervenendo nel dibattito che sarà concluso da Romano Prodi, rievoca così la faticosa adesione dell’Italia all’euro. Annota le forti perplessità della vigilia: «Ricordo che sul Financial Times 140 economisti tedeschi rivolsero una lettera aperta al cancelliere Kohl affermando che la Germania non era pronta a compiere il grande salto. Figuriamoci noi… »; e prosegue: «All’inizio la nuova moneta incontrò difficoltà sui mercati e scese al di sotto della parità con il dollaro, spaventando il mondo dell’impresa. Poi però iniziò a consolidarsi, fino al valore attuale. Certo nell’Unione è mancata un’efficace politica economica ma di questo non sono responsabili soltanto le istituzioni europee ma anche i governi nazionali». Al tavolo, coordinato da Gilberto Murato, si sono alternati gli interventi di Mario Di Napoli, il presidente dell’Associazione Mazziniana che ha promosso l’iniziativa per celebrare i 180 anni della Giovine Europa, del rettore Giuseppe Zaccaria, del costituzionalista Mario Bertolissi; accenti diversi ma un filo conduttore che riflette l’auspicio di un colpo d’ala nella costruzione europea, capace di riavvicinare ai cittadini un grande progetto politico arenatosi nelle secche della tecnocrazia e del dominio mercantile e finanziario. Sarà il più efficace antidoto – concordano – alle ventate xenofobe e populiste ricorrenti.